La ministra francese dell'Ambiente Ségolène Royal ha proposto di supervisionare la vendita dell'erbicida Roundup per i vivai. Il prodotto della multinazionale americana di biotecnologie Monsanto contiene un principio attivo chiamato glifosato che di recente è stato classificato come "probabilmente cancerogeno per l'uomo" dall'International Agency Research on Cancer (IARC).
"La Francia deve essere sull'offensiva per quanto riguarda il divieto dei pesticidi", ha detto la ministra Ségolène. . Il suo annuncio è arrivato dopo che l'associazione di consumatori CLCV ha chiesto a funzionari francesi ed europei di fermare la vendita prodotti a base di glifosato per i giardinieri amatoriali.
Ci sono delle rilevanti motivazioni che giustificano la preoccupazione sull'utilizzo dell'erbicida Roundup. Innanzitutto, la valutazione della IARC sul glifosato: è stata riscontrata una "limitata evidenza" del collegamento tra l'uso dell'erbicida e la comparsa del linfoma non-Hodgkin negli studi effettuati negli Stati Uniti, in Svezia e in Canada condotta tra gli agricoltori dal 2001.
Uno studio condotto in Sri Lanka, invece, ha dimostrato che malattie renali sono collegabili al Roundup. La pericolosità del principio attivo è stata evidenziata anche in un altro studio che ha confermato la connessione del glifosato con diverse malattie croniche. Per non parlare dei danni recati al DNA. Per fortuna, rispetto a qualche anno fa, il problema degli effetti sulla salute del Roundup ha acquistato maggiore visibilità. I vivai non sono certo come gli interi campi coltivati, ma è comunque un messaggio abbastanza deciso.
Il glifosato fu introdotto nel 1970 sotto il marchio Roundup che adesso, secondo i dati della IARC, è l'erbicida più prodotto nel mondo. Come può un prodotto del genere, soprattutto dopo gli studi recenti, continuare ad essere venduto in quantità enormi? Forse è il potere di una multinazionale che è in grado di nascondere i risultati della tossicità del Roundup e che possiede un apposito reparto per screditare gli scienziati oppositori. È il business che non guarda in faccia a nessuno.
Inizialmente, i media avevano riportato una notizia diversa, cioè che la ministra francese aveva richiesto il divieto della vendita del Roundup nei vivai. E anche io ho creduto che fosse così. C'è stato poi un chiarimento: in realtà la ministra aveva richiesto di imporre un intermediario per la vendita. Ma la sostanza del discorso rimane la stessa: abbiamo il diritto di eliminare ogni incertezza, soprattutto se si tratta della nostra salute. Non dobbiamo scagliarci a prescindere contro le biotecnologie, ma abbiamo bisogno di maggiore sicurezza e quindi di altri studi, altre conferme e altre smentite provenienti da diversi organi indipendenti.
Fonte: afp
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