Boldrini ripropone una Carta dei Diritti per il Web


La presidente della Camera Laura Boldrini torna a parlare di libertà, diritti e controllo online, riproponendo una Carta dei Diritti per il Web sulla scia del Marco Civil proposto in Brasile. Già l'anno scorso la presidente aveva accennato alla "necessità" di regolamentare il web, ma non ha mai descritto accuratamente come attuare questo progetto.

Qualche giorno fa, la Boldrini ha dichiarato che Internet è uno strumento molto importante, ma che "ha bisogno di regole" perché, tra i vari pericoli, c'è quello dello sfruttamento dei dati personali dei cittadini per fini commerciali attraverso i social media o una loro condivisione da parte di aziende con terze parti. La sua idea è quella di "costituire una commissione di studio sulla Rete, sui diritti e i doveri dei cittadini nell'età digitale, che elabori i contenuti di una carta dei diritti di Internet che non si limiti ai confini italiani e che punti invece ad avere un valore europeo: saranno chiamati a farne parte i presidenti delle Commissioni parlamentari competenti, i deputati attivi sui temi dell'innovazione tecnologica, studiosi, operatori del settore, associazioni". Non si conoscono ancora i componenti "competenti" di queste commissioni parlamentari: questa è forse il principale vuoto che andrebbe riempito quanto prima visto che, recentemente, non si è sentito nemmeno parlare di agenda digitale. Ma qui ci sarebbero dei problemi riguardanti innanzitutto le infrastrutture: l'Italia è tra gli ultimi paesi in Europa da questo punto di vista.

Quando si parla di redigere una Costituzione di Internet, spesso non si considera che un intervento di livello nazionale non è molto efficace quando ci si trova di fronte a una tecnologia globale come quella di Internet. Inoltre, se questi interventi di regolamentazione del web venissero applicati in maniera inappropriata, si finirebbe col ridurre la libertà di espressione delle persone, anziché limitare gli abusi di potere da parte del governo. E questo non vale solo per l'Italia, ma per tutti i paesi che considerano internet e il web come degli strumenti democratici. I problemi di privacy, web tracking, dati online condivisi, nella maggior parte dei casi, sono conseguenza di scarse competenze digitali che potrebbero essere colmate, a mio parere, soprattutto attraverso una formazione appropriata. Se si partisse dalle scuole, con i bambini, sarebbe già un grande passo in avanti.

Fonte: punto-informatico.it

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