Collegarsi al web, riprodurre video, consultare calendari digitali: sono solo alcune delle applicazioni degli occhiali della Atheer Labs, una società composta da sviluppatori di hardware e software con l'obiettivo di migliorare le prestazioni umane. Ma la particolarità di questi occhiali è la tecnologia dell'immersività 3D.
Gli occhiali pesano 75 grammi, possono supportare milioni di app e, soprattutto, sono dotati di un display 3D immersivo, ovvero una tecnologia che rende visibili e consultabili le informazioni dell'ambiente in cui ci si trova: si tratterebbe di realtà aumentata, ma forse c'è qualcosa in più, come potrete notare dal video dimostrativo postato qui sotto. Infatti, ci viene presentato uno spaccato futuristico di quello che, un giorno, potrà offrire tale tecnologia indossabile.
Attraverso questo video, pare che la società Atheer Labs voglia trasmettere un messaggio ben preciso: le immagini ci mostrano come questi occhiali 3D immersivi potranno contribuire a rendere migliori i nostri diversi momenti di socializzazione, condivisione e collaborazione, sia nella dimensione privata, sia in quella lavorativa. Ma, grazie a un'intervista con la CBS Miami, emerge anche un altro punto di vista più singolare, ovvero quello di Allen Yang, fondatore della società. Yang ha affermato che questi occhiali potranno essere per i poliziotti un valido strumento di lotta contro la criminalità: "Nello scenario ottimale, [la polizia] può effettivamente ottenere un avviso quando è di pattuglia per le strade e si può impedire che qualcosa accada anche prima che l'evento si verifichi". Si riferiva cioè a un possibile programma di riconoscimento facciale, che a sua detta potrà raggiungere un livello tale che sarà possibile ottenere l'immagine di un volto anche se questo è distorto o visibile solo al 60%.
Ora, non sappiamo se Yang abbia voluto implicitamente dire che ci potrebbero essere anche altri risvolti per quanto riguarda questa tecnologia, come ad esempio alti livelli di sorveglianza con il conseguente rischio di violazione della privacy. Il discorso ruota sempre intorno agli stessi punti: saremo gli unici a controllare questa tecnologia? Quanti e quali dei nostri dati saremo disposti a fornire? In ogni caso, credo sia difficile trovare qualcuno che non sia disposto almeno a provare le sensazioni e le esperienze che questi occhiali 3D immersivi potranno procurare.