Recentemente Kurzweil ha accennato al progetto
Human Body Version 2.0, il cui nucleo è riassumibile nell'introduzione: "
Nei prossimi decenni, un miglioramento radicale dei sistemi fisici e mentali del nostro corpo, già in corso, ci permetterà di usare nanobot per aumentare e, infine, sostituire i nostri organi. Sappiamo già come prevenire le malattie più degenerative attraverso la nutrizione e la supplementazione, questo sarà un ponte verso la rivoluzione biotecnologica emergente, che a sua volta sarà un ponte verso la rivoluzione delle nanotecnologie. Entro il 2030, il reverse-engineering del cervello umano sarà stato completato e l'intelligenza non-biologica si fonderà con il nostro cervello biologico".
I nanobot, forse più conosciuti come
nanorobot, sono dei robot o dispositivi la cui grandezza solitamente varia, da 0,1 a 10 micrometri e sono in grado di applicare modifiche all'ambiente in cui sono inseriti. In un'intervista del
Wall Street Journal Kurzweil ha specificato che la nostra estensione in contesti biologici includerà proprio i nanobot che verranno inseriti nel nostro cervello in modo tale da connetterlo al
Cloud Computing, la nuvola informatica, l'insieme delle tecnologie che permettono l'archiviazione, memorizzazione ed elaborazione di dati grazie alla distribuzione in rete di hardware e/o software.
Inoltre, ha aggiunto che stesso Google negli ultimi tempi sta mostrando un particolare interesse per la
nanotecnologia: infatti, nel momento in cui il Cloud verrà caricato nella neocorteccia, i servizi del colosso di Mountain View saranno in grado di connettersi direttamente con i nostri pensieri e offrirci le risposte che cerchiamo in tempo reale. Ormai ci stiamo sempre più avvicinando a quella che Kurzweil definisce "
The Singularity", ovvero la
totale fusione tra uomo e macchina.
Ed ora iniziano gli interrogativi. Ci si chiede: quelle di Kurzweil sono delle previsioni? O sono solo delle profezie di una persona che ama la fantascienza? Qualcuno considera quest'uomo un tipo un po' fuori di testa, soprattutto quando parla del futuro della tecnologia. Ma non dimentichiamoci che quest'uomo all'età di 15 anni ha creato il suo primo programma per computer, il primo di una lunga serie; e che considera la religione come ostacolo all'
immortalità.
È sufficiente leggere la pagina di
Wikipedia a lui dedicata per farsi un'idea generale sul suo conto. Ora, non possiamo sapere se ciò che dice Kurzweil si realizzerà o meno; piuttosto, le sue idee ci potrebbero aiutare a comprendere le potenzialità della tecnologia e le diverse opportunità che potrà offrirci. Allo stesso tempo, ci permetterebbe di avviare anticipatamente una riflessione etica: sarà positivo questo livello di invasività delle tecnologie? Qui le risposte saranno inevitabilmente sia negative sia positive. Io sposterei la questione su un altro punto, a mio parere, fondamentale: se ciò dovesse effettivamente accadere, saremmo noi gli unici controllori di questo tipo di tecnologia?