Il sociologo e politico argentino Daniel Filmus ha dichiarato: "Andremo ai tribunali internazionali. Si deve sapere che l'Argentina difenderà la sua richiesta. Chi non ottiene l'autorizzazione non solo affronterà conseguenze amministrative, ma dovrà affrontare anche pene detentive".Secondo Filmus, le imprese che effettuano le estrazioni del petrolio nella zona della Patagonia andrebbero fermate. Le sue sono delle affermazioni forti e sottolineano la volontà del governo argentino di formulare delle leggi che prevedano multe fino a 1,5 miliardi di dollari e pene detentive fino a 15 anni per le società e i dirigenti che perforano il suolo delle Falkland senza avere un'autorizzazione. C'è inoltre una questione non del tutto risolta che risale al 1982: ovvero condivisione della sovranità delle Falkland tra Londra e Buenos Aires. Il tentativo di Filmus, quindi, è quello di riportare la Gran Bretagna al tavolo dei negoziati, ricordando i tempi della dittatura che causò circa un migliaio di morti, tra argentini e britannici. Dal fronte opposto, il British Foreign Office ha risposto che il vantaggio economico degli isolani delle Falkland deriva proprio dal settore degli idrocarburi, attività che sono inoltre approvate dalla legislazione del governo delle Falkland, in conformità con la Convenzione delle Nazioni Unite: "I tentativi dell'Argentina di strangolare l'economia delle isole Falkland e di danneggiare la nostra importante relazione commerciale bilaterale non avranno successo. Vogliamo avere un rapporto completamente amichevole con l'Argentina, come vicini del Sud Atlantico e colleghi membri responsabili del G20, ma non vogliano negoziare i diritti della popolazione delle isole Falkland contro la loro volontà o alle loro spalle".
Insomma, la proposta dell'Argentina non sembra essere stata accolta molto positivamente. La presidentessa argentina Cristina Fernàndez de Kirchkner ha riacceso una scintilla nazionalista e Filmus, da suo grande sostenitore, sta cercando di trovare la strada giusta. Riuscirà l'Argentina a proporre una soluzione convincente e soprattutto civile per questa delicata e intricata questione nazionale?